Cosa resta della Parigi-Roubaix 2022

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18
Apr
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Cosa resta il giorno dopo la Parigi-Roubaix; sicuramente la consapevolezza di aver visto una corsa spettacolare, combattuta, spinta al limite delle possibilità umane. I freddi numeri e i sentimenti si abbracciano a metà del percorso, nell’istante in cui la regia internazionale mostra in sovraimpressione la media di 46,98 km orari. Non c’è tempo per nessuno, nemmeno per chi, sfortunato, fora o cade più volte: è il destino di Filippo Ganna, che forse avrebbe potuto giocare un altro ruolo in questa Roubaix, oppure di Matteo Trentiin, che nelle fase palpitante della gara, viene ancora una volta bersagliato dalla mala sorte. Specchio di una giornata che, dopo l’impresa di Sonny Colbrelli nel 2021, non regala gioie all’Italia. Un altro possibile protagonista, Davide Ballerini, viene tagliato fuori da una foratura nella foresta di Arenberg, quando si trova nel gruppetto di testa.

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Il bilancio azzurro è amaro e non basta il 19° posto del bravo Pasqualon a farci sorridere (chi se non lui poteva essere il migliore ieri). 

Rimane la tattica audace del Team Ineos, che spezza il gruppo in due e comanda la corsa fin dall’inizio, costringendo subito a inseguire i grossi calibri Van Aert e Van der Poel. Il loro “Van", sulla carta, ha meno cavalli da esprimere, ma la realtà dimostra il contrario, perché Dylan Van Baarle, dimostra di meritare ampiamente il successo in una classica monumento. L’olandese non avrà la classe di altri corridori più quotati, ma è concreto e grintoso quando serve, piazza l’attacco al momento giusto e si merita l’ingresso in solitaria nel leggendario velodromo.

A proposito, tutti aspettano Van der Poel, che invece non ne ha, mentre Van Aert che parte senza troppa pressione, dopo aver smaltito il Covid, fa una corsa da protagonista. Un altro capitolo, seppur minore, del duello che infiamma il ciclismo moderno nelle classiche.

C'è l'eroico Mohoric che attacca e spinge per tutta la corsa e prova a seminare uno a uno gli avversari. Non ci riesce, ma merita un applauso per la grande generosità e le dichiarazioni post gara: "Ho pensato tutto il giorno a Sonny Colbrelli, speravo di dedicargli la vittoria", dirà lo sloveno.

Resta il naufragio della Quick Step che non riesce a ribaltare una campagna del nord avara di soddisfazioni nell’ultimo appuntamento utile. Il “wolfpack”, a dire il vero, ci prova, ma la caduta nel finale di Lampaert (che urta contro un tifoso a bordo strada mentre si sta giocando il podio) è il simbolo di un momento decisamente da invertire.

Facce di una Roubaix che lascia tutti impolverati, ma con espressioni del volto ben diverse. Come quelle sorridenti della Intermarché WantY Gobert. I coraggiosi Devriendt e Petit (rispettivamente quarto e sesto), sono lo specchio di una squadra che merita i risultati che sta ottenendo. 


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