I commenti alla leggendaria vittoria del cobra alla Parigi-Roubaix
“Trionfa come gli eroi del ciclismo omerico, sporchi e feriti, sofferenti e fieri, solitari e astuti: gli "altri tempi" sono dunque rimasti qui, e ci scaldano il cuore”. Così, Maurizio Crosetti su La Repubblica ha definito la vittoria di Sonny Colbrelli alla Parigi-Roubaix, un successo per cui gli aggettivi “epico” e “eroico” sono stati utilizzati perfino a dismisura: ma stavolta, lasciatecelo dire, va bene cosi. Va bene anche piangere con Sonny al traguardo, tutti idealmente esausti, sdraiati sull’erba del velodromo, felici e emozionati, sperando di che quel momento non finisca mai. Perché vincere la Roubaix equivale a entrare nella storia del ciclismo, ma vincerla in questo modo va oltre tutto. “Guardate la fotografia dei tre ciclisti all’arrivo - continua Crosetti - sembrano l'Esercito di terracotta dell'imperatore Qin Shi Huang, i guerrieri che dovevano servirlo e difenderlo anche nell'Aldilà. Corridori senza volto, calchi di polvere dove soltanto le labbra sembrano mantenere sostanza umana e tremano, rosee, nella gioia e nella sventura, increspandosi nel sorriso di Sonny e nella smorfia degli altri due, i battuti. a bordo strada, nell'erba di Roubaix.
Pier Bergonzi sulla Gazzetta dello sport considera “la faccia di Sonny color Roubaix, o color dei sogni. Il fango dell'Inferno del Nord è una maschera che ridisegna un volto da ciclismo antico. Quando poi la pioggia incarognisce i tratti di pavé, allora la più anacronistica e affascinante delle Prove Monumento diventa romanzo, anzi diventa il palcoscenico per i nuovi eroi di tragedia greca. Ognuno porta in bici la sua dimensione psicologica, ognuno di loro lotta con le cadute, le forature, gli incidenti meccanici che mai come nella Roubaix sono piatti fissi del menu”.
Francesco Moser ha vinto tre volte tra quelle tremende pietre e stamattina ha scritto per la Stampa: “La Roubaix è così, devi affrontarla senza paura, con uno spirito libero perché se nei sassi, oltre al fango, hai addosso anche il timore non te la cavi mica. Lui, da quando ha vinto l'Europeo, corre in un'altra maniera: ora fa la corsa, prima la subiva”. Parole che suonano come un’investitura e che si mescolano alle emozioni vissute in una domenica di inizio ottobre che ci ricorderemo per un bel po’; con il sapore di fango e lacrime che per una volta, mescolandosi, diventa dolce come lo zucchero.
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